PIRANDELLO
Una notte di giugno caddi come
una lucciola sotto un gran pino solitario
in una campagna d’olivi saraceni
affacciata agli orli d’un altipiano
d’argille azzurre sul mare africano.
Nacque a Girgenti, l’odierna Agrigento, in località Kaos, il 28 giugno 1867. Studiò a Palermo, Roma e Bonn, dove si laureò in filologia romanza. Ritornò in Italia nel 1892 e si stabilì a Roma. In seguito a rovesci economici delle aziende di zolfo che costituivano la fonte del reddito familiare, Pirandello fu costretto nel 1897 a dedicarsi all’insegnamento di stilistica, poi di letteratura italiana, presso l’Istituto superiore di Magistero di Roma. Insegnò fino al 1922. Dopo aver esordito con una raccolta di liriche nel 1895, a partire dai primi anni del ‘900 cominciò molto intensa la pubblicazione di romanzi, novelle e saggi. Molte delle sue Novelle per un anno divennero, poi, l’assunto per commedie famose che lo portarono al successo e alla celebrità.
COSÍ È (SE VI PARE) – Parabola, l’unica che mi sia veramente cara, fu definita da Pirandello la vicenda drammatica tratta dalla sua novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero, proprio per l’insegnamento morale che essa suggerisce: la storia dell’una (la signora Frola) che dice viva la propria figlia creduta morta dal genero e a lui ridata in moglie, ma come fosse un’altra donna, è altrettanto vera quanto la storia dell’altro (il signor Ponza) che afferma sia pazza la suocera, la quale ritiene viva la figlia, mentre è morta da quattro anni e quella che ha con sé è la sua seconda moglie.
La stanza della tortura, stavolta, è un salotto provinciale col suo brulicare di conformisti impiegati di prefettura e di signore irragionevoli e benpensanti. Tutti si muovono come marionette e si dilaniano in una innaturale ricerca della verità. Si fanno indagini, ma non esiste né il certificato di morte della figlia della signora Frola, né tantomeno quello di un secondo matrimonio del Ponza. La situazione potrebbe essere chiarita solo dalla diretta interessata: la signora Ponza. Chiamata, la donna rende la situazione ancora più complicata, dichiarando di essere sia la moglie del Ponza, sia la figlia della signora Frola.
– Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l’una o l’altra!
– Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede.
MIE ULTIME VOLONTA’
Sia lasciata passare in silenzio la mia morte.
Agli amici, ai nemici preghiera non che di
parlarne sui giornali ma di non farne pur cenno.
Né annunzi né partecipazioni.
Morto, non mi si vesta.
Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo.
E niente fiori sul letto, e nessun cero acceso.
Carro d’infima classe, quello dei poveri.
Nudo.
E nessuno m’accompagni, né parenti né amici.
Il carro, il cavallo, il cocchiere, e basta.
Bruciatemi.
E il mio corpo, appena arso, sia lasciato
disperdere, perché niente, neppure la
cenere, vorrei avanzasse di me.
Ma se questo non si può fare, sia l’urna cineraria
portata in Sicilia, e murata in qualche rozza
pietra, nella campagna di Girgenti, dove nacqui.
PIRANDELLIANA NELLA CRITICA TEATRALE
– L’estate di Pirandello sull’Aventino (Il Messaggero)
– Trascina il pubblico in un percorso di ricerca dell’anima (Il Tempo)
– Si addentra sempre meglio nei labirinti della grande drammaturgia del novecento (Il Giornale)
– Sul filo della tragedia comica e commedia tragica (La Repubblica)
– Vinta la sfida Pirandello (Corriere della Sera)
– Pirandello all’Aventino. E’ teatro (La Stampa)
– Marcello Amici, “io, siciliano nell’anima” (La Repubblica)
– Pirandelliana, tradizionale appuntamento dell’Estate Romana (Il Tempo)
– Amici continua a piacere con il teatro d’autore (Il Messaggero)
– Pirandelliana, un appuntamento (Il Venerdì – La Repubblica)
– La bottega delle maschere è sempre più pirandelliana (Corriere della Sera)